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Edvard Munch soffriva di miodesopsie

 
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koccinella2009



Registrato: 27/02/09 20:55
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MessaggioInviato: Ven 20 Mar, 2009 14:31    Oggetto: Edvard Munch soffriva di miodesopsie Rispondi citando

Il grande pittore espressionista Munch soffriva di corpi mobili dopo un emorragia endovitreale....riporto quest articolo del 2005, chissà se dopo la depressione probabimente della prima fase riuscì a conviverci anche lui...

articolo tratto da: Oftalmologia Sociale n.2/2005

Rivista di sanità pubblica dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità



E’ in corso a Roma, presso il Complesso del Vittoriano una mostra monografica di Edvard Munch. (1863-1944), il pittore norvegese autore dell’ “Urlo” (The scream).

Una rassegna da non perdere assolutamente.

Munch, che ha definito la sua arte come un’autoconfessione (“attraverso di essa cerco di chiarire il mio rapporto con il mondo”), ebbe nel 1930 un problema oculare (probabilmente un’emorragia endovitreale parcellare) che causò la comparsa di fastidiose miodesopsie. Dipinse allora una serie di acquarelli a carattere quasi astratto, nei quali egli raffigurò il decorso della malattia e mostrò come le sue capacità visive fossero alterate.

Le figure 1 e 2 presentano i “corpi mobili” disegnati da Munch e la sua stanza di lavoro invasa da questi elementi estranei. Per un soggetto come Munch ossessionato dalla morte e dalla malattia (“la malattia, la follia e la morte erano gli angeli neri che si affacciavano sulla mia culla”), le miodesopsie contribuirono ad accentuare la depressione di cui soffriva e ad alterare sensibilmente la sua qualità di vita, tanto che rinunciò all’incarico di fornire dipinti per il municipio di Oslo.

Le miodesospie sono disturbi lamentati molto frequentemente dal paziente oftalmico. Ogni oculista lo sa bene; sia che siano sintomi occasionali ricercati in particolare condizioni di illuminazione e in certi ambienti, sia che compaiano in maniera acuta, angosciante e persistente come nel distacco di vitreo (una delle cause più frequenti di richiesta di pronto soccorso oftalmologico).

L’atteggiamento dell’oculista è quello di eseguire un accurato esame del fondo oculare, con particolare riguardo alla periferia retinica, alla ricerca di patologie degenerative vitreo-retiniche o soluzioni di continuo della retina con carattere regmatogeno. Escluse queste ultime, anche nel caso di un fastidiosissimo distacco posteriore di vitreo, egli licenzia il paziente dopo averlo rassicurato sul “carattere benigno” del disturbo. Consiglia di “bere molto” e di “non fare sforzi fisici”. Qualche volta prescrive degli integratori alimentari. Ma soprattutto conferma la necessità di convivere con il disturbo.

Capita frequentemente di leggere sul viso del paziente tanta perplessità: è possibile che non sia niente di grave un sintomo così eclatante? Ma anche: è possibile che non si possa fare nulla per un disturbo che perseguita ogni momento della vita di relazione?

L’oculista, per cultura e formazione, abituato a trattare malattie fortemente invalidanti, tende a sottovalutare il sintomo soggettivo. Da sempre quantizza la capacità visiva attraverso il visus e il campo visivo e, se essa rientra nei limiti della norma, considera il suo scopo pienamente raggiunto.

Oggi però si comincia a parlare anche di qualità di visione. L’OMS, più di mezzo secolo fa, affermò che il compito della medicina non era solo quello di curare le malattie, ma soprattutto quello di garantire ad ogni soggetto il pieno benessere psico-fisico. Per l’oftalmologia è quello di assicurare un’ottima qualità visiva.

Oggi diventa necessario individuare nuovi strumenti che prendano in considerazione nuove metodiche e tecniche capaci di esprimere la visione realmente percepita dal paziente.

Ma non solo. Diventa sempre più importante rivolgere l’attenzione, a livello di ricerca clinica e sperimentale, verso patologie oggi trascurate come il distacco di vitreo.

Per questo motivo, ma anche perché può rappresentare un momento di riflessione per molti oculisti,

pubblichiamo questa e-mail giunta alla redazione di Oftalmologia Sociale.

ps.(la mail in questione che apriva l'articolo e che nn ho riportato era di vitreo.it)
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