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INTERESSANTISSIMO TESTO.

 
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padano1968
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MessaggioInviato: Gio 26 Nov, 2009 18:58    Oggetto: INTERESSANTISSIMO TESTO. Rispondi citando

Vitreo e cataratta
Vittorio Picardo – Rosalia Sorce – Salvatore Migliore

Il riscontro contemporaneo di cataratta e patologia vitreale (sineresi,
sinchisi, corpi mobili, distacco posteriore) è frequente nella pratica clinica
. I fattori che condizionano il timing dell’intervento
di cataratta sono diversi e la decisione su quando operare non segue
solitamente rigidi schematismi; tuttavia, bisogna attenersi a principi generali
avendo sempre come obiettivo il recupero funzionale del paziente.
Le aberrazioni vitreali, che spesso spingono il paziente a rivolgersi
all’oculista, condizionano la qualità della visione e, di conseguenza,
interferiscono con la qualità della vita.

L’aumento dell’età media, la miopia, le diete squilibrate, l’aumentata
diffusione delle terapie antipertensive, gli agenti inquinanti, sia atmosferici
che luminosi, la maggiore frequenza degli interventi chirurgici contribuiscono
ad accentuare tali problematiche.

Bisogna tener presente che il vitreo, organo trasparente a struttura
semiliquida, a forma di sfera depressa nella sua parte anteriore, rappresenta
i due terzi del contenuto dell’occhio e, pertanto, le sue alterazioni
hanno un’entità forte sulla qualità della visione.

La patologia vitreale è prevalentemente di natura degenerativa ma
essendo anche un eccellente mezzo di coltura, risente passivamente
delle patologie infiammatorie delle strutture limitrofe. Inoltre, la sua vicinanza
alla retina amplifica le dimensioni di qualunque alterazione della
sua struttura. Le miodesopsie sono percepite meglio in condizioni di
forte luminosità o guardando una superficie bianca; si manifestano in
modo lento e progressivo e la loro percezione è dovuta all’ombra che
proiettano sulla retina.

Lo studio clinico del corpo vitreo può essere effettuato con diverse
metodiche: oftalmoscopia convenzionale, oftalmoscopia stereoscopica,
biomicroscopia convenzionale a luce
fessurata, biomicroscopia a contatto
con lente di Goldman, metodiche
ecografiche A e B-scan, fotofluorometria.

Nell’esame
del vitreo devono essere considerati:
la trasparenza, la compattezza, la
mobilità, la forma e la sede, i rapporti
con le strutture contigue.
Le forme più diffuse di affezioni
vitreali nell’età senile sono quelle
degenerative che si estrinsecano
nella fluidificazione (sinchisi o sineresi,
vitreopatia asteroide, sinchisi
scintillante), negli opacamenti parcellari
o corpi mobili vitreali o miodesopsie
o mosche volanti, nella
coartazione e quindi nel distacco
(solitamente posteriore) del vitreo.

In quest’ultimo caso la sintomatologia
soggettiva è rappresentata dalla
brusca comparsa di mosche volanti
accompagnata talvolta da fotopsie e
quindi da una velatura dovuta all’accartocciarsi
delle fibrille vitreali. Ed
ecco che il paziente non riesce ad
identificare la causa del disturbo
visivo quando coesiste la cataratta.
Pertanto, si rivolge all’oculista pensando
di risolvere con l’intervento di
cataratta anche il problema vitreale
che ahimè continuerà a persistere.

Così ci si dovrà confrontare con il problema della qualità della visione.
Il termine “visione” sottintende due differenti significati: uno oggettivo,
ovvero percezione-osservazione-chiarificazione-oggettivazione, e uno
soggettivo, a cui fanno riferimento i termini sensazione-inganno-meraviglia.

Questo significa che il termine visione è vocabolo complesso, ricco
di ambiguità, di differenti significati che possono ascriversi non soltanto
a speculazioni filosofiche ma anche al complesso processo fisiologico e
funzionale dell’atto di vedere.
La visione può essere quindi definita
come: “il processo fisiologico e
psicologico attraverso il quale il soggetto
forma una rappresentazione del
mondo reale che si presenta davanti
ai suoi occhi”. Quindi, la funzione
visiva è una funzione adattativa finalizzata
ad un obiettivo; il compimento
di questa funzione dipende dall’abilità
degli occhi a guardare, individuare,
e inseguire un oggetto nello
spazio per identificarlo, focalizzarlo,
riconoscerlo e simbolizzarlo.

Le frasi popolari come “non ci
vedo più dalla rabbia”, oppure “ho
una fame che non ci vedo” o “accecato
dall’ira” o “oggi vedo tutto
nero” o “vedo rosso” sono esempi
(certamente non scientifici ma sicuramente
significativi) di come determinate
situazioni di equilibrio-disequilibrio
emotivo possano influire
più o meno soggettivamente sulla
qualità della visione.
Mentre frasi come “non leggo più
senza occhiali” o “non mi muovo
più senza qualcuno che mi accompagni”
o “non vedo più chiaramente
il tuo viso” sottintendono alterazioni
nella percezione visiva che
influenzano pesantemente i comportamenti
abituali e provocano di
conseguenza problemi all’omeostasi
psicologica dell’individuo.

Ne deriva che la misurazione dell’acuità visiva, pur essendo il test più
utilizzato per valutare la perdita funzionale causata dalla cataratta o da
altre patologie oculari, non sempre appare in grado di evidenziare la
reale disabilità visiva.
Infatti pazienti con uguale perdita di acutezza visiva misurata, spesso,
presentano un diverso livello di discomfort soggettivo che si traduce
in un differente grado di handicap che la disabilità visiva causa nella vita
quotidiana.
Le miodesopsie, pur non rappresentando causa di ipovisione, possono
inficiare in modo significativo la qualità della vista e della vita.
Il grosso limite dell’oculista è il non avere dei mezzi terapeutici efficaci
per risolvere il problema. Solitamente si fa riferimento ai metodi farmacologici
che, in genere, non risolvono completamente la sintomatologia.

Spesso il paziente, “rassicurato” dalle parole dell’oculista, cerca in un
qualche medicinale una soluzione al proprio problema di mosche volanti:
colliri, compresse, cocktail di farmaci ed integratori ma anche terapie
alternative basate sull’omeopatia o sull’erboristeria.
Se coesiste la cataratta il paziente si illude di trovare la soluzione nell’intervento
chirurgico. Molto presto però si accorge che il risultato è
molto modesto, tale da confondersi con il normale processo di adattamento
o, per i più fortunati, di schiarimento della massa di “floaters”: difficile
e alquanto improbabile dire in questo caso se il risultato sia da
attribuire al movimento meccanico delle miodesopsie o all’effetto curativo
del farmaco. È chiaro che in mancanza di studi scientifici in doppio
cieco, non è possibile emettere un verdetto definitivo.

Alcune linee di riferimento disponibili nel campo dei farmaci per le
miodesopsie possono così essere elencate:
 COLLIRI: sono da annoverarsi nella tipologia dei colliri “anti catarattosi”
tenendo conto che le mosche volanti abbiano un’origine simile
alla cataratta. Sono a base di iodio che dovrebbe accelerare il processo
metabolico e quindi favorire una “riparazione” della zona malata;
 INTEGRATORI BASATI SU ANTIOSSIDANTI: il razionale dell’uso di
questa classe di medicinali-integratori sotto forma di capsule è che le
miodesopsie sono spesso associate all’invecchiamento dell’intero organismo
e quindi possono essere “ritardate” dall’assunzione di preparati
anti-ossidanti, basati su assunzione di vitamine del gruppo C e del
gruppo E, nonché di β-carotene, in unione ad altre sostanze in grado
di limitare l’effetto dannoso dei radicali liberi, spesso responsabili della
degenerazione del collagene. L’unico processo possibile è quello
osmotico ovvero mediante scambi molto lenti con le zone circostanti;
 INTEGRATORI BASATI SULL’IDRATAZIONE: hanno come obiettivo
l’idratazione del vitreo e quindi svolgono un’azione coadiuvante
all’acqua. Infatti il vitreo, a causa di condizioni di disidratazione, va
incontro alla sineresi o anche al distacco posteriore, entrambi causa
di sviluppo di opacità vitreali; in questo caso è assolutamente corretto
favorire l’idratazione del vitreo, soprattutto nei mesi estivi e nei
climi secchi;
 INTEGRATORI A BASE DI LISINA, ARGININA, CARNITINA, POTASSIO,
MAGNESIO E VITAMINE: recentemente sono stati trovati nel
vitreo dei sistemi enzimatici chiamati metalloproteinasi (MMPs); questi
enzimi, che si trovano in tutte le matrici extracellulari del corpo
umano, hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento e nell’invecchiamento,
o chimicamente nella degradazione dei tessuti connettivali
e delle strutture contenenti fibre collagene in particolare.
Con l’aumentare degli anni o in presenza di patologie che determinano
una sofferenza dell’epitelio pigmentato, come ad esempio la miopia,
si ha una lenta ma inesorabile diminuzione degli enzimi protettivi e,
di conseguenza, un incremento delle MMPs che attaccano le componenti
fibrillari del vitreo. Pertanto, risulta giustificata l’integrazione dietetica di
alimenti particolarmente ricchi di queste sostanze che inibiscono l’azione
delle MMPs, ma anche dei principali costituenti la matrice vitreale:
dalla semplice acqua ai sali di potassio, all’acido ascorbico.
Gli aminoacidi, come lisina, arginina e carnitina, contribuiscono alla
formazione di collagene di tipo II, che è proprio quello presente nel
corpo vitreo, e hanno una spiccata azione sulla produzione di energia
da parte delle cellule. La bromelina consente la protezione delle fibre di
collagene che compongono il corpo vitreo dall’attacco enzimatico delle
metalloproteinasi e collagenasi che hanno un ruolo nei processi degenerativi
vitreali, con degradazione della matrice extracellulare.

Il magnesio e il potassio permettono il mantenimento dello stato dei
tessuti connettivali a cui appartiene il corpo vitreo, la conservazione dei
liquidi nelle cellule e un ottimale bilancio idrosalino.

L’integrità strutturale del corpo vitreo è inoltre assicurata anche dalle
vitamine del gruppo B (B1, B2, B6, B12), importanti cofattori in tutte le
reazioni metaboliche specifiche. La presenza del ginseng permette di
elevare la soglia di resistenza dei tessuti all’azione di agenti nocivi esterni
regolando e ripristinando gli equilibri fisiologici alterati; l’associazione
con il guaranà ha ottime proprietà di ricostituente psicofisico.
 ALTRE SOLUZIONI: la medicina cinese consiglia l’assunzione di
medicinali con funzione depurativa tipo il “cardo mariano” e il “tarassaco”
che ripristinando la corretta funzionalità epatica migliorano a
loro dire la funzione visiva.

Bisogna riconoscere lo stato di disabilità a cui possono portare le miodesopsie
nei casi più gravi e l’assoluta necessità di una cura non invasiva.
Ci si potrebbe orientare sull’uso di enzimi e sulle vitrectomia farmacologica
se non talora chirurgica
.
---------------
Tratto da
http://www.oogroup.it/sooft/download/pdf//FP-chirurgia%20refrattiva.pdf


Ultima modifica di padano1968 il Ven 27 Nov, 2009 11:08, modificato 2 volte in totale
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TEXWILLER72



Registrato: 30/07/09 09:44
Messaggi: 1724

MessaggioInviato: Gio 26 Nov, 2009 19:06    Oggetto: Rispondi citando

Un valido "recap" della situazione da leggere con attenzione! Wink
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T E X = [Moderatore]
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padano1968
Ospite





MessaggioInviato: Gio 26 Nov, 2009 19:08    Oggetto: Rispondi citando

Un consiglio,leggete TUTTO.
Io ho trovato davvero molte risposte.
Anche se e' molto tecnico,saltando qualcosa si puo' capire molto.
Non stupitevi se alla fine c'e' della pubblicita',ma e' grazie a quella "sponsorizzazione" che e' stato redatto quel testo Wink
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babs1971



Registrato: 23/11/09 10:57
Messaggi: 8

MessaggioInviato: Ven 27 Nov, 2009 10:36    Oggetto: ottimo testo Rispondi citando

ottimo testo, molto interessante, da leggere con attenzione Laughing
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