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Il primo racconto sulle miodesopsie

 
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Autore Messaggio
Aristeus



Registrato: 11/05/06 07:49
Messaggi: 61
Località: Trapani

MessaggioInviato: Lun 26 Giu, 2006 10:18    Oggetto: Il primo racconto sulle miodesopsie Rispondi citando

Le nuvole dentro

Ogni mattina il suo umore peggiorava. La prima cosa che poteva vedere non era sua moglie, non le geometrie della sua camera da letto immerse nella luce soffusa che superava la guardia delle tende, né le sue mani che diventavano enormi avvicinandosi agli occhi per stropicciarli con perfetto equilibrio tra forza e delicatezza. No. Da qualche mese erano le nuvole a dargli il saluto del mattino, scure, minacciose, si muovevano davanti a lui irridendolo, sbeffeggiandolo. Tante nuvole davanti ai suoi occhi. La loro danza selvaggia prendeva il sopravvento su tutto il resto, come un bambino che salta davanti alla TV facendoti perdere il momento del gol, o come quando in discoteca tutti si agitano intorno impedendoti di trovare tuo figlio e riportarlo a casa.

Si alzava, scuotendo la testa energicamente, come per rifiutarle e loro cominciavano a correre all’impazzata tutto intorno, galline in fuga da un cane rabbioso. Quando smetteva di scuotere loro tornavano li, placide, ingombranti, scure. Aveva deciso di consultare una dottoressa, “E’ brava” gli disse sua moglie, “sicuramente saprà aiutarti”.

Invece la dottoressa gli aveva detto “Mi dispiace” atteggiandosi ad una professionale compassione “dovrà farci l’abitudine, non c’è un’alternativa veramente valida”. La notizia lo gettò nello sconforto. Le nuvole erano caos, disordine, l’immagine del mondo era distorta, peggiorata, rovinata, brutta. Tutto era sgradevole, anche passeggiare, anche pensare. Ormai aveva perso l’abitudine alla lettura. Superò il senso di fastidio cercando conforto nel suo ultimo amore, l’Internet, il centro di tutta la sapienza del mondo, ed anche della stupidità. Lì doveva esserci la soluzione, qualcosa che la dottoressa, sicuramente troppo giovane, non sapeva ancora. “Ecco, qui... Google... questa sembra sensata” disse fra se e se mentre aspettava a più riprese che le nuvole lasciassero spazio alla paziente luminosità dello schermo. Nel solitario silenzio della casa il ronzio incessante del PC divenne il bordone della sua voce. Il mormorio diventava parola quando rileggeva delle frasi che voleva fissare nella sua mente.

“...corpo vitreo, che normalmente è perfettamente trasparente, per cause non del tutto note, va incontro ad una precipitazione ossidativa... agglomerati proteici che compromettono la trasparenza del vitreo e quindi della visione.”

Improvvisamente gli occhi si annebbiarono. Furiosamente ruggì. Uno schiaffo lo colpì sull’occhio destro mandando le mosche a vorticare altrove, liberandogli la visuale. Non era il primo schiaffo che si dava, non sarebbe stato l’ultimo. Riprese a leggere massaggiandosi la tempia.

“Nel visus appaiono macchie scure di varie forme e varie dimensioni, e nei casi più gravi queste macchie coprono quasi completamente il campo visivo di uno o di entrambi gli occhi. Questa sintomatologia è conosciuta con vari nomi: "mosche volanti" "corpi mobili vitreali" "opacità vitreali", ma il termine scientifico corretto è "Miodesopsie".”

Era un linguaggio tecnico, rassicurante, ordinato. Certo “Miosedopsie” era meglio di “nuvole”, una nuvola è qualcosa di impalpabile, irraggiungibile, mentre la “Miosedopsia” ha il nome scientifico di qualcosa che è stato studiato, come l’”octopus vulgaris”. Il polpo è un’animale viscido e disordinato che si attacca a tutto con le sue orride ventose, mentre l’octopus vulgaris è una struttura composta e razionale di parti funzionali. E’ più comprensibile, prevedibile, rassicurante.

“Le miodesopsie fluttuano dunque nel vitreo erraticamente ad ogni movimento degli occhi, e il disagio per chi ne è affetto si può tranquillamente inscrivere nel campo dell'invalidante, giacchè, queste opacità, sono visibili in qualsiasi condizione di luce e, spesso, anche ad occhi chiusi. La luce diurna soprattutto, le pareti bianche, le pagine di un libro, lo schermo di un terminale, peggiorano enormemente la situazione. La qualità della vita delle persone, affette da miodesopsie, è compromessa, poichè la vista è ottenebrata da un reticolo perturbatorio e vorticoso di macchie scure e di filamenti neri che in molti casi provoca la perdita dell'equilibrio e, in altri, la reale impossibilità di leggere, se non a scapito di un attacco di emicrania.

Improvvisamente si sentì annichilito. Le grasse danzatrici dentro ai suoi occhi sembravano ora scure e minacciose come mai prima e lo schermo amico era un Giuda che lo abbagliava godendo della sua scelleratezza. Chiuse gli occhi in lacrime. Quando li riaprì non vedeva più nulla, solo nuvole e la pioggia che picchia violenta sul vetro quando Dio vuole punire il mondo. Mentre il mal di testa montava obbedendo all’impalpabile saggezza della rete, un pensiero razionale si fece spazio nella sua mente ordinata. “Sono come la nonna di Jerry Lewis. Si, proprio come la nonna che Jerry Lewis impersonava”. Il ricordo in passato era stato divertente, la bizzarra vecchietta osservava le pubblicità alla TV e ogni prodotto proposto era pronto al suo fianco, per cui beveva quando c’era la pubblicità di un alcolico e fumava quando un pacchetto di sigarette appariva sullo schermo, ubriacandosi, intossicandosi, ingozzandosi. Quella scena era demenziale, ed ora, ora che c’erano le nuvole, lui si comportava demenzialmente come la vecchia signora, lasciandosi condizionare oltremodo, ma non doveva dimenticare che era un ingegnere, un uomo razionale formato per costruire strade dove altri vedono solo ostacoli. Si costrinse a continuare la lettura asciugandosi le lacrime. Il mal di testa allentò la sua presa rinfrancandolo.

Spesso, i corpi mobili vitreali, sono visibili anche in condizione di luce scarsa e sono un reale problema per chi guida. La coscienza che non esiste cura e ricerca, intorno a questo gravissimo problema, la consapevolezza che nulla si può fare per uscire da queste nuove e indesiderate sbarre naturali, scatena nell'individuo, che soffre di miodesopsie, un senso di depressione e di ansia, che diventa ancora più drammatico di fronte alle posizioni riduzionistiche che la scienza oculistica, a tutt'oggi, gli sa offrire. Per i corpi mobili vitreali non solo non esiste una cura, ma essendo considerati dalla scienza ufficiale un non-problema, non esiste, nel mondo, un progetto di ricerca proteso verso tale direzione.

Mollò un ceffone al pallido mouse che prese il volo verso il muro, salvandosi dallo schianto grazie alla sua liana di gomma e rame. Come un Tarzan maldestro in fuga da un leone affamato, la tartaruga di plastica raggiunse il pavimento fermandosi dopo un lamentoso acciottolio. “Un non-problema? UN NON-PROBLEMA?”. Ansimava, svuotato dell’aria vitale. Si alzò e con passo incerto avanzò verso la finestra abbattendo un alto vaso di ceramica che aveva comprato due anni prima al mercato cinese. Ignorò il fragore comprimendo lo sguardo sui palmi delle mani, foglie autunnali davanti ai suoi occhi. “Io non vedo più e questo non è un problema per la scienza? Se una casa crolla è sciagura, se il sistema fognario di una città trabocca è disastro, se il Papa ha la febbre è disdetta. Se il mondo si cancella dai miei occhi non importa a nessuno?”. Piedi cattivi sulle briciole di ceramica, mani tremanti macchiavano i vetri, occhi sperduti fuori dalla finestra chiusa. Il cielo azzurro era solcato da nuvole chiare obbedienti a percorsi diversi rispetto alle nere streghe nei suoi occhi, ma gli offuscamenti della mente sopraffacevano ora quelli dei sensi. Strascicando le sue pantofole marroni fra i cocci raggiunse il corridoio. La mano dai movimenti di vecchio percorse la tappezzeria fino alla camera da letto dove le coperte disfatte, almeno loro, lo avrebbero abbracciato. Dormì con il volto bagnato, sognò di non risvegliarsi mai più.
_________________
Pietro
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Ila



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Messaggi: 34
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MessaggioInviato: Lun 26 Giu, 2006 11:40    Oggetto: Rispondi citando

sono senza parole Aristeus...
riesco solo a dire che è proprio bello, bello, bello...
Ila
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"...giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento..."
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gennirina



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MessaggioInviato: Mar 01 Ago, 2006 19:45    Oggetto: Rispondi citando

Pienamente d'accordo con Ila, è davvero bellissimo...e commovente!
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vitrex



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Messaggi: 100

MessaggioInviato: Dom 06 Ago, 2006 11:28    Oggetto: Re: Il primo racconto sulle miodesopsie Rispondi citando

Aristeus ha scritto:
Le nuvole dentro

Ogni mattina il suo umore peggiorava. La prima cosa che poteva vedere non era sua moglie, non le geometrie della sua camera da letto immerse nella luce soffusa che superava la guardia delle tende, né le sue mani che diventavano enormi avvicinandosi agli occhi per stropicciarli con perfetto equilibrio tra forza e delicatezza. No. Da qualche mese erano le nuvole a dargli il saluto del mattino, scure, minacciose, si muovevano davanti a lui irridendolo, sbeffeggiandolo. Tante nuvole davanti ai suoi occhi. La loro danza selvaggia prendeva il sopravvento su tutto il resto, come un bambino che salta davanti alla TV facendoti perdere il momento del gol, o come quando in discoteca tutti si agitano intorno impedendoti di trovare tuo figlio e riportarlo a casa.

Si alzava, scuotendo la testa energicamente, come per rifiutarle e loro cominciavano a correre all’impazzata tutto intorno, galline in fuga da un cane rabbioso. Quando smetteva di scuotere loro tornavano li, placide, ingombranti, scure. Aveva deciso di consultare una dottoressa, “E’ brava” gli disse sua moglie, “sicuramente saprà aiutarti”.

Invece la dottoressa gli aveva detto “Mi dispiace” atteggiandosi ad una professionale compassione “dovrà farci l’abitudine, non c’è un’alternativa veramente valida”. La notizia lo gettò nello sconforto. Le nuvole erano caos, disordine, l’immagine del mondo era distorta, peggiorata, rovinata, brutta. Tutto era sgradevole, anche passeggiare, anche pensare. Ormai aveva perso l’abitudine alla lettura. Superò il senso di fastidio cercando conforto nel suo ultimo amore, l’Internet, il centro di tutta la sapienza del mondo, ed anche della stupidità. Lì doveva esserci la soluzione, qualcosa che la dottoressa, sicuramente troppo giovane, non sapeva ancora. “Ecco, qui... Google... questa sembra sensata” disse fra se e se mentre aspettava a più riprese che le nuvole lasciassero spazio alla paziente luminosità dello schermo. Nel solitario silenzio della casa il ronzio incessante del PC divenne il bordone della sua voce. Il mormorio diventava parola quando rileggeva delle frasi che voleva fissare nella sua mente.

“...corpo vitreo, che normalmente è perfettamente trasparente, per cause non del tutto note, va incontro ad una precipitazione ossidativa... agglomerati proteici che compromettono la trasparenza del vitreo e quindi della visione.”

Improvvisamente gli occhi si annebbiarono. Furiosamente ruggì. Uno schiaffo lo colpì sull’occhio destro mandando le mosche a vorticare altrove, liberandogli la visuale. Non era il primo schiaffo che si dava, non sarebbe stato l’ultimo. Riprese a leggere massaggiandosi la tempia.

“Nel visus appaiono macchie scure di varie forme e varie dimensioni, e nei casi più gravi queste macchie coprono quasi completamente il campo visivo di uno o di entrambi gli occhi. Questa sintomatologia è conosciuta con vari nomi: "mosche volanti" "corpi mobili vitreali" "opacità vitreali", ma il termine scientifico corretto è "Miodesopsie".”

Era un linguaggio tecnico, rassicurante, ordinato. Certo “Miosedopsie” era meglio di “nuvole”, una nuvola è qualcosa di impalpabile, irraggiungibile, mentre la “Miosedopsia” ha il nome scientifico di qualcosa che è stato studiato, come l’”octopus vulgaris”. Il polpo è un’animale viscido e disordinato che si attacca a tutto con le sue orride ventose, mentre l’octopus vulgaris è una struttura composta e razionale di parti funzionali. E’ più comprensibile, prevedibile, rassicurante.

“Le miodesopsie fluttuano dunque nel vitreo erraticamente ad ogni movimento degli occhi, e il disagio per chi ne è affetto si può tranquillamente inscrivere nel campo dell'invalidante, giacchè, queste opacità, sono visibili in qualsiasi condizione di luce e, spesso, anche ad occhi chiusi. La luce diurna soprattutto, le pareti bianche, le pagine di un libro, lo schermo di un terminale, peggiorano enormemente la situazione. La qualità della vita delle persone, affette da miodesopsie, è compromessa, poichè la vista è ottenebrata da un reticolo perturbatorio e vorticoso di macchie scure e di filamenti neri che in molti casi provoca la perdita dell'equilibrio e, in altri, la reale impossibilità di leggere, se non a scapito di un attacco di emicrania.

Improvvisamente si sentì annichilito. Le grasse danzatrici dentro ai suoi occhi sembravano ora scure e minacciose come mai prima e lo schermo amico era un Giuda che lo abbagliava godendo della sua scelleratezza. Chiuse gli occhi in lacrime. Quando li riaprì non vedeva più nulla, solo nuvole e la pioggia che picchia violenta sul vetro quando Dio vuole punire il mondo. Mentre il mal di testa montava obbedendo all’impalpabile saggezza della rete, un pensiero razionale si fece spazio nella sua mente ordinata. “Sono come la nonna di Jerry Lewis. Si, proprio come la nonna che Jerry Lewis impersonava”. Il ricordo in passato era stato divertente, la bizzarra vecchietta osservava le pubblicità alla TV e ogni prodotto proposto era pronto al suo fianco, per cui beveva quando c’era la pubblicità di un alcolico e fumava quando un pacchetto di sigarette appariva sullo schermo, ubriacandosi, intossicandosi, ingozzandosi. Quella scena era demenziale, ed ora, ora che c’erano le nuvole, lui si comportava demenzialmente come la vecchia signora, lasciandosi condizionare oltremodo, ma non doveva dimenticare che era un ingegnere, un uomo razionale formato per costruire strade dove altri vedono solo ostacoli. Si costrinse a continuare la lettura asciugandosi le lacrime. Il mal di testa allentò la sua presa rinfrancandolo.

Spesso, i corpi mobili vitreali, sono visibili anche in condizione di luce scarsa e sono un reale problema per chi guida. La coscienza che non esiste cura e ricerca, intorno a questo gravissimo problema, la consapevolezza che nulla si può fare per uscire da queste nuove e indesiderate sbarre naturali, scatena nell'individuo, che soffre di miodesopsie, un senso di depressione e di ansia, che diventa ancora più drammatico di fronte alle posizioni riduzionistiche che la scienza oculistica, a tutt'oggi, gli sa offrire. Per i corpi mobili vitreali non solo non esiste una cura, ma essendo considerati dalla scienza ufficiale un non-problema, non esiste, nel mondo, un progetto di ricerca proteso verso tale direzione.

Mollò un ceffone al pallido mouse che prese il volo verso il muro, salvandosi dallo schianto grazie alla sua liana di gomma e rame. Come un Tarzan maldestro in fuga da un leone affamato, la tartaruga di plastica raggiunse il pavimento fermandosi dopo un lamentoso acciottolio. “Un non-problema? UN NON-PROBLEMA?”. Ansimava, svuotato dell’aria vitale. Si alzò e con passo incerto avanzò verso la finestra abbattendo un alto vaso di ceramica che aveva comprato due anni prima al mercato cinese. Ignorò il fragore comprimendo lo sguardo sui palmi delle mani, foglie autunnali davanti ai suoi occhi. “Io non vedo più e questo non è un problema per la scienza? Se una casa crolla è sciagura, se il sistema fognario di una città trabocca è disastro, se il Papa ha la febbre è disdetta. Se il mondo si cancella dai miei occhi non importa a nessuno?”. Piedi cattivi sulle briciole di ceramica, mani tremanti macchiavano i vetri, occhi sperduti fuori dalla finestra chiusa. Il cielo azzurro era solcato da nuvole chiare obbedienti a percorsi diversi rispetto alle nere streghe nei suoi occhi, ma gli offuscamenti della mente sopraffacevano ora quelli dei sensi. Strascicando le sue pantofole marroni fra i cocci raggiunse il corridoio. La mano dai movimenti di vecchio percorse la tappezzeria fino alla camera da letto dove le coperte disfatte, almeno loro, lo avrebbero abbracciato. Dormì con il volto bagnato, sognò di non risvegliarsi mai più.
Altamente realistico.Complimenti.
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